Orario estivo: 10.30 – 19.00 | Ultimo ingresso: 17.30 | Biglietteria aperta fino alle 17.30

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Ritratto di Vittorio Amedeo III di Savoia e Maria Antonia Ferdinanda di Borbone

Francesco Orso (? - 1799)
XVIII secolo, Cera policroma, cartapesta, stoffa. Base in legno intagliato, dipinto e dorato, attribuita a Giuseppe Maria Bonzanigo

I due ritratti in cera e cartapesta policroma furono eseguiti dal ceroplasta piemontese Francesco Orso, che li firmò alla base. Associato all’Accademia d’arte torinese dal 1780, eseguì verosimilmente i due busti entro il 1785, data del suo trasferimento a Parigi, città dove divenne famoso e operò sino ai tardi anni del Settecento. Nella capitale francese Francesco Orso, che mutò il suo nome in Orsy, aprì un atelier, il Salon de Cire nel Palais-Royal, dopo aver esposto alcune opere in cera al Salon de la Corrispondance. Il suo Salon riscuote un notevole successo e appare l’unico serio concorrente di quello più celebre di Curtius, anch’esso al Palais-Royal, dove muoveva i primi passi la futura Madame Tussaud. Per aver modellato e presentato il busto di Charlotte Corday, l’assassina di Marat, l’Orsy venne arrestato e si salvò mentendo: dichiarò che il busto raffigurava La Libertà, e che fosse quindi in linea con la retorica della Rivoluzione. Lo scultore si salvò dalla ghigliottina, che aveva colpito altri due parigini che avevano mostrato l’effigie dell’omicida, e morì di morte naturale nel 1799. Vittorio Amedeo III, unitosi in matrimonio nel 1750 con Maria Antonia di Borbone, assume nel 1773 il titolo di re di Sardegna. Nei due busti, i sovrani sono ritratti in veste privata, così come privata doveva essere la destinazione delle sculture, e solo l’ermellino del manto denuncia il ruolo regale della coppia. I due busti vanno collocati negli ultimi anni della permanenza piemontese di Orso.